AL CINEMA
"Rocco è un santo.
Ma nel mondo in cui viviamo, nella società che gli uomini hanno creato, non c'è più posto per i santi come lui: la loro pietà provoca disastri."
Rocco arriva a Milano col treno dalla lontana Lucania, assieme alla madre vedova e a tre suoi fratelli per raggiungere il quarto, Vincenzo (Spiros Focas), già da tempo in città, e in procinto di fidanzarsi ufficialmente con la bella Ginetta (una magnifica Claudia Cardinale), pure lei immigrata assieme alla famiglia, ma decenni prima.
L'arrivo inaspettato e probabilmente fuori luogo di quei cinque disperati mette a repentaglio le nozze di Vincenzo, e vanifica presto le illusioni dei quattro fratelli Parondi che in quel luogo ci si sarebbe potuti arricchire velocemente e senza troppi sacrifici.
In loco lo scaltro Simone (Renato Salvatori) cerca di sfondare nel mondo della boxe, ma la vita sregolata, le tentazioni di bella vita con la prostituta Nadia (una splendida Annie Girardot), e il vizio del gioco, lo conducono verso una rapida rovina, con tragedia finale.
Il mite Rocco (Alain Delon, sguardo magnetico più che mai, appropriato nonostante la mitezza che descrive il carattere del suo personaggio), dopo qualche lavoretto saltuario e l'umile mansione di garzone di lavanderia sotto il plateale ludibrio delle maliziose commesse infatuate della sua bellezza, trova nella carriera da pugile la svolta che potrebbe finalmente assicurare alla sua famiglia quel benessere tanto agognato e mai raggiunto con il lavoro dei campi.
L'epopea dei Parondi è il presupposto utile a Luchino Visconti per rappresentare in modo esemplare, sublime, e di gran valore documentale e realista, i tratti tipici di una svolta sociale che segna il passaggio verso l'industrializzazione e la città di una vera massa di genti legate, fino a poco prima, alle fatiche e alle incertezze del lavoro agricolo.
Il fenomeno dell'esodo venutosi a creare con la migrazione di massa da sud a nord, i dissidi sociali che dividono i locali diffidenti ed altezzosi dai migranti, decisamente sbalestrati in un contesto urbano che li trova spiazzato sin già dalle condizioni climatiche nettamente differenti, viene utilizzato da Visconti e dal suo valente staff di raffinati sceneggiatori (che vede coinvolti, oltre al regista, anche nomi eccellenti come Susi Cecchi D'Amico e Pasquale Festa Campanile), come fulcro per delineare divari sociali ed economici che animano una storia di sventure e di tentativi ardui per una scalata sociale che il fine guerra e i primi miraggio di un boom economico, alimentavano tra la popolazione.
Visconti azzecca volti e fattezze, cesellando personaggi meravigliosi che compongono un mosaico perfetto, utile e necessario per delineare uno spaccato sociale che, oggi più che mai, traduce e tramanda i dettagli di un periodo storico ormai distante, ma destinato a restare per sempre vivo e vitale, grazie a questo capolavoro.
Un cast eterogeneo che unisce interpreti italiani e francesi, e persino greci (la focosa mamma-chioccia è perfettamente resa dall'attrice ellenica Rosaria Paxinou, apparendo come una perfetta e credibilissima donna meridionale, mentre il fratello maggiore è validamente reso da Spiros Focas).
Per Alain Delon, Rocco costituisce il personaggio che, nella carriera della grande star transalpina, più lo impegna a delineare i tratti umani e caritatevoli di una figura dolente e sacrificale, fulcro ed elemento essenziale per la tenuta di una armonia familiare sempre ostacolata da miseria, disillusione e disgrazie incombenti.
Visconti, nobile e di ricco ceto, ma anche convinto uomo di sinistra per dare sfogo ad una delle sue costanti e perentorie contraddizioni di vita e di pensiero, ancora una volta dimostra la capacità meravigliosa di saper cogliere e rappresentare scorci e caratteri popolari genuini e schietti, come peraltro aveva già fatto mirabilmente in sue opere precedenti come La terra trema. Ma con Rocco e i suoi fratelli il grande regista raggiunge il sublime, commuove, attanaglia allo schermo e dà vita ad una epopea di adattamento e sopravvivenza che trasforma una storia familiare nella vicenda di un intero paese durante la fase cruciale della ricostruzione post bellica.